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.:: (2011) - Masada

 

Venerdì 18 febbraio – Tel Aviv - Mar Morto - Masada - Tel Aviv

Alle 8.00 siamo sul bellissimo lungomare di Tel Aviv a goderci il sole e ad ammirare il mare, ci viene voglia di fare il bagno ma purtroppo non possiamo e alle 8.40, puntuali, siamo nella “multipla” di Paolo e usciamo da Tel Aviv.  

Prendiamo l’autostrada verso sud direzione Ashdod.

Durante il tragitto ci colpisce le innumerevoli coltivazioni che vediamo estendersi a perdita d’occhio. Non per niente gli israeliani sono famosi come i “giardinieri” del deserto.

Arriviamo alle porte di Ashdod, la sesta città in ordine di grandezza di Israele, situata nel distretto del sud del paese distante poco meno di 40 Km da Tel Aviv. Essa è lo snodo economico e strategico di Israele. Il suo porto è il più grande del paese dal quale passano sia merci che turisti (le navi di crociera fanno scalo qui) è anche strategicamente importante vista la vicinanza della Striscia di Gaza.

Noi però, visto l’esiguo tempo a disposizione non la visitiamo e proseguiamo il viaggio tagliando leggermente verso l’interno. A mano a mano che proseguiamo le coltivazioni cominciano a diradarsi per far posto al deserto.

Facciamo una breve sosta alla periferia di Be’er Sheva (città dichiarata patrimonio dell’umanità dall’Unesco per i suoi reperti archeologici).

Proseguiamo fino a Dimona, città israeliana nel deserto del Negev, una delle "città di sviluppo" che furono create negli anni 1950 per iniziativa di David Ben-Gurion.

Poi finalmente ci dirigiamo verso la meta della nostra giornata: il Mar Morto. La depressione più bassa al mondo, un lago molto salato in mezzo a un deserto che in sé incorpora diverse sorprese: oasi con acqua corrente, animali, viste panoramiche, siti archeologici e luoghi di resistenza contro i Romani e di fondazione della religione cristiana.

Quindi dai  500 metri sopra il livello del mare iniziamo la discesa fino ad arrivare, per la precisione, a 417 metri sotto il livello del mare.

Lo spettacolo è veramente affascinante (specialmente per il resto del gruppo in  quanto noi abbiamo fatto una discesa simile dall’altra parte del Mar Morto, in Giordania). Arriviamo in fondo e ci troviamo dinanzi ad un Check Point (con tanto di sbarra e soldati armati) posto all’inizio della zona degli Hotel che si trovano tutti (a differenza della Giordania) sulla estrema parte meridionale del Mar Morto.

Margherita vuole provare l’esperienza di fare il bagno nella famosa acqua salata del Mar Morto e provare la sua capacità di galleggiamento ed io decido di farle compagnia. Per cui, comperati i costumi da bagno in un centro commerciale, raggiungiamo la spiaggia attrezzata del primo hotel che ci ispira e ci immergiamo in acqua che nonostante sia febbraio è calda. La  sensazione di galleggiamento che si prova si vede tutta nello stupore dipinto in volto di Margherita.

Dopo circa un’ora lasciamo la zona degli hotel (che tra l’altro è l’unica zona edificata di tutto il Mar Morto di parte israeliana) e ci dirigiamo verso nord.

Dopo pochi kilometri arriviamo alla città fortificata di Masada, abbarbicata sulla cima di una montagna desertica che domina il Mar Morto nella Giudea sud-orientale.

Alla base della montagna c’è il centro turistico dove, dopo aver mangiato uno spuntino nel punto di ristoro, prendiamo la funicolare per raggiungere la cittadella.

Il tragitto è spettacolare: dalla cabina si assiste ad un panorama veramente eccezionale che spazia tra il deserto della Giudea, a tutto il Mar Morto e alla Giordania.

Arrivati in cima, assistiti da Paolo, visitiamo la fortezza costruita da  Erode in cui si rifugiarono 1000 zeloti e che per oltre tre anni furono assediati da 10.000 soldati romani che non riuscivano a conquistarla.

Masada è divenuta un simbolo dell’odierno stato ebraico tant’è vero che la sua visita rappresenta, oltre che per i turisti stranieri, una sorta di rito di passaggio obbligato per gli alunni delle scuole del paese ed anche alcune reclute delle Forze di Difesa Israeliane (IDF) scelgono le sue mura per la solenne cerimonia del giuramento.

Passiamo due ore circa nella fortezza durante le quali Paolo ci ha illustrato i vari edifici, come i zeloti riuscivano a resistere all’assedio, come riuscivano a far fronte al loro approvvigionamento idrico e come al fine i romani riuscirono a conquistarla.

Alla fine, grande delusione da parte mia, in quanto, fin da Roma, pregustavo la discesa della montagna tramite il cosiddetto “Sentiero del Serpente”, tortuoso tratturo che fende la montagna offrendo paesaggi unici.

Invece, causa una corsa podistica in salita che proprio in quel momento aveva la sua conclusione alla porta del Sentiero del Serpente, una delle più belle porte di Masada, siamo stati costretti tutti a tornare alla macchina con la funivia…

Peccato!

Proseguiamo il viaggio sempre costeggiando il Mar Morto e passando prima dinanzi Ein Gedi (un’oasi nel deserto praticamente un verde giardino dell’Eden con una sorgente d'acqua pura che scorre nel deserto e alimenta fauna e flora ricchissime) e poi davanti le caverne di Qumran, dove vennero rinvenuti i rotoli del Mar Morto fino ad arrivare praticamente al confine con la Giordania e alle porte di Jericho.

Chiediamo a Paolo se ci porta in città ma lui ci dice che essendo israeliano non ha il permesso di entrare in quanto siamo in Cisgiordania. Anzi ci spiega che la strada che stiamo facendo anche se è nei “Territori Palestinesi Occupati”  è l’unica permessa agli israeliani. 

Paolo però ci porta in un villaggio israeliano all’interno dei territori occupati (con tanto di ingresso controllato da guardie armate) alla fine del quale, salendo su una stradina fino ad una piccola piazzola possiamo ammirare un bel panorama che spazia sul deserto della Giudea, Jericho sul Mar Morto fino alla Giordania avendo alle spalle Gerusalemme.

Dopo arriviamo alla periferia di Gerusalemme da dove prendiamo l’autostrada e rientriamo a Tel Avi che è già sera inoltrata.

Il tempo di sistemarci e Roberto ci porta (secondo lui) nel miglior ristorante della città in cui si mangia carne.

Arrivati l’aspetto non è niente di che, sembra una grigia osteria con le tovaglie di carta ma, effettivamente Roberto aveva ragione, la carne era squisita.

Ottima cena annaffiata da buon vino e grappa niente male. Poi tutti a nanna.

 

 

 

 
 
 

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