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.:: (2010) - Petra

 

Giovedì 22 luglio – Petra

Ore 8.00, siamo dinanzi al sito con scarpe comode e tanta acqua, pronti a scoprire questa antica città, scolpita nella roccia di pietra arenaria multicolore, dichiarata "Patrimonio universale dell'umanità".
Petra fu la capitale del regno dei Nabatei, una popolazione nomade proveniente dall'Arabia occidentale che si fermò qui (dove prima cerano gli Oriti e poi gli Edomiti) nel VI secolo a.C..  Essi, grazie alla posizione strategica, assunsero il controllo dei commerci, arricchendosi imponendo dazi per il passaggio delle carovane lungo la via da Aqaba verso il nord, e fornendo risorse e approvvigionamenti agli uomini e agli animali. La loro influenza si estese verso il nord fino ad occupare Damasco e prosperando fino al 106 d.C. quando l’imperatore Traiano la conquistò ed iniziò la sua decaduta.

Nel 363 fu distrutta da un terremoto ma continuò ad essere abitata. La città passò bizantini, musulmani, crociati e mamelucchi e a partire dal XIV secolo, nel mondo occidentale non se ne ebbero più notizie, da qui l’appellativo di città perduta. Venne riscoperta nel 1812 dal viaggiatore svizzero Johann Ludwig Burckhardt che riuscì a penetrarvi, nonostante la sorveglianza dei beduini, fingendo di essere un arabo proveniente dall’india desideroso di offrire un sacrificio sulla tomba del profeta Aronne.

Tornando alla visita, c'è da dire che i primi 500 metri fino al siq si possono fare sia a cavallo che in calesse, mentre il siq solo col calesse. Noi chiaramente optiamo per le nostre gambe.

Il primo tratto della strada di accesso alla città ci fa ammirare i cosiddetti Blocchi di Ginn, dedicati agli spiriti guardiani della città, e subito dopo, scavata nella roccia, la Tomba degli Obelischi. Arriviamo all’inizio del Siq dove c’è un piccolo emporio e dove finalmente vediamo la “mirra”.

Il Siq è l’ingresso principale della città ed è una gola naturale che i Nabatei allargarono in parte e i romani pavimentarono. La prima cosa che ci colpisce, oltre ai colori delle rocce, è la presenza di 2 ingegnosi canali di scorrimento per la raccolta delle acque piovane.

Uno, quello nabateo, sulla parte sinistra (a circa 1 metro d’altezza) e l’altro quello romano a destra. Inoltre nel Siq vediamo delle belle tombe rupestri, ciò che resta di una carovana di uomini e cammelli scolpita nella roccia e rappresentazioni delle divinità nabatee tra cui Dusharà. Ma tutto il Siq, veramente suggestivo, merita un approfondimento per la sua bellezza.

Noi però, curva dopo curva, non aspettavamo altro che rivivere, questa volta con la luce del giorno, lo stupore provocato dalla vista del Tesoro. Infatti alla fine della gola, bruscamente ecco la visione spettacolare dell'edificio più noto di Petra. Altro Oohhh di ammirazione!

L’edificio di stile ellenistico ed interamente scolpito nella roccia ha facciata larga 30 metri e alta 43 metri (il piazzale originario si trova 2 metri sotto l’attuale per via della sabbia che nel tempo ne ha alzato il livello) ed è costituita da un portico a 6 colonne sovrastato da un timpano.

Il suo colore rosa è dovuto all'arenaria ferrosa di cui è composta la parete ed il nome deriva da una leggenda secondo cui vi era stato nascosto un tesoro, per questo la parte superiore è stata danneggiata dai beduini. In realtà si tratta di una tomba rupestre fatta costruire dal re Areta III (87-62 a.C.). Probabilmente il fatto che la facciata sia così ben conservata è perché il piazzale dove si trova è circondato da alte pareti di roccia ed è ben protetto sia dalla sabbia che dalla pioggia.

Restiamo incantati per diverso tempo ad ammirare quello che i nostri occhi vedevano e chiaramente a scattare numerose fotografie.

Lasciamo il piazzale del Tesoro proseguendo (si può fare sia in cammello che con gli asinelli fino alla fine del sito) a destra nella cosiddetta strada delle Facciate, dove la gola si allarga sempre più scoprendo tanti altri monumenti funerari scolpiti nella roccia fino a creare una vera necropoli (44 in tutto).

E qui iniziamo una vera e propria esplorazione passando da tomba a tomba dalle varie foggie e dai variegati colori naturali che vanno dal rosso al rosa al giallo e al blu. E mentre esploriamo siamo spesso circondati da bambini beduini che ci vogliono vendere i loro souvenir e incredibilmente sanno anche l’italiano (lo stretto necessario per il loro lavoro).

Alla fine della gola, sulla sinistra, compare un incredibile teatro semicircolare con 33 gradoni scavato nella roccia, e quindi di un incredibile color rosa, costruito dai Nabatei nel I secolo d.c. e poi ampliato dai romani. A questo punto sono le 11.30 e il caldo si fa sentire, per cui facciamo una breve sosta a un punto di ristoro e poi entriamo nella valle tralasciando sulla nostra destra le Tombe Reali (che vedremo al ritorno).

Saliamo su di una collinetta per vedere la chiesa bizantina recentemente aperta al pubblico (belli i suoi mosaici) poi scendendo vediamo dall’alto la Via Colonnata, il Grande Tempio e il Qasr Al Bint, Il Palazzo della Figlia del faraone e arriviamo alla fine della città.

Breve sosta all’ombra del ristorante dove ci riposiamo e dove Josef ci lascia liberi per l’intero pomeriggio raccomandandoci di non prendere gli asinelli per arrivare al Monastero in quanto, come dice letteralmente “l’assicurazione non risarcisce in caso di incidente” aggiungendo che si erano verificati diversi incidenti mortali per cadute dagli asinelli sia durante la salita che durante la discesa.
Tutto il gruppo decide di affrontare a piedi (ciascuno con i propri tempi) la scalata per il Monastero partendo in maniera scaglionata quando ognuno si sentiva pronto. Noi, dopo aver preso il pranzo al sacco, alle 13.30 iniziamo la salita dei 800 scalini (di varia altezza e forma e non tutti scalini) che ci porteranno a scoprire un’altra meraviglia Nabatea.

La salita si rivela veramente faticosa, anche per grande caldo e il sole a picco, ma dopo 45 minuti, varie soste, costeggiando più di un precipizio e evitando gli asinelli condotti da ragazzini beduini, che scendono e salgono a rotta di collo, arriviamo in uno spiazzo insignificante ma appena ci volgiamo alla nostra destra… eccolo maestoso il Monastero (Ad-Dair).
E’ più grande del Tesoro, la facciata è alta 45 m e larga 50 m ed il portale è alto 8 m. Il nome di Monastero deriva dal fatto che al tempo dei bizantini fu usato come luogo di culto cristiano. Lo ammiriamo da tutte le angolazioni e dopo essere saliti ancora per visitare i due punti panoramici (uno sulla città di Petra e l’altro sul Wudi Rum) riscendiamo nella città.

Alla fine della discesa, breve sosta al “bar” del ristorante e iniziamo il percorso per tornare indietro attraversando il centro della città nabatea.

Quindi visitiamo il Qasr Al Bint che, alto 23 metri, ha la rara caratteristica, per la città di Petra, di essere un edificio costruito e non scavato nella roccia. Poi dopo aver attraversato la Porta di Traiano o del Temenos, passiamo per il Tempio Grande e percorriamo la via colonnata, la via centrale di Petra (la strada era larga 6 metri, delimitata da imponenti colonne di arenaria rivestite di marmo) il tutto avendo come sfondo la montagna con le Tombe Reali.

Arrivati di nuovo alla base della montagna, Antonietta si ferma all’ombra di una roccia mentre io mi faccio un altro centinaio di scalini per raggiungere le Tombe Reali.

Prima tappa la tomba dell’Urna (la più imponente con la sua terrazza aperta), poi la tomba della Seta (chiamata così per via delle striature colorate della sua facciata), la tomba Corinzia (assomiglia al Tesoro anche se la sua facciata risulta molto danneggiata dalle intemperie) e poi la tomba Palazzo (la cui parte superiore è formata da blocchi di pietra riportati).

Tutte veramente spettacolari.
Riprendiamo il cammino sulla strada delle Facciate dove incontriamo la salita che porta al Sacrificio da cui si può godere il panorama di Petra. Noi rinunciamo perché veramente stanchi (ci vorrebbero almeno 2 giorni per visitare tutta la città).
Arriviamo di nuovo al Piazzale del Tesoro è qui si nota ancor di più che i colori dei monumenti di Petra variano a seconda dell’inclinazione del sole dando alle facciate un aspetto sempre affascinante ma differente.

Un’ultima occhiata con relativa foto al Tesoro e risaliamo il Siq.
Arriviamo in albergo alle 18.30, stanchissimi fa contenti. Per cui ci godiamo, dopo tanta acqua, una bella birra gelata al bar dell’hotel, dove torniamo dopo cena con il resto del gruppo per passare la serata.

Venerdì 23 luglio – Piccola Petra ...

Alle 8.00 lasciamo Petra e dopo pochi chilometri arriviamo a Siq Barid (Piccola Petra).

All’entrata del sito, ingresso gratuito, vista l’ora non abbiamo trovato beduini venditori, per cui dopo aver passato il piazzale che ha ospitato il concerto per Pavarotti entriamo nel sito attraversando una piccola gola (un mini Siq) e ci troviamo dinanzi un piccolo tesoro.

All’interno del sito spicca il piccolo santuario di Duthu Ashara, il dio principale dei Nabatei.

Piccola Petra fu pensata per ospitare le carovane provenienti dall'Arabia e dall'Oriente, per cui i Nabatei scavarono prima delle piccole grotte per poi arrivare a costruirne di grandiose che venivano adibite a vere e proprie abitazioni.

Purtroppo il sito fu abbandonato per cui i beduini lo hanno usato come abitazione per loro e per i loro animali accendendovi dei fuochi che hanno annerito diverse grotte (anche se non ufficialmente alcuni beduini continuano a dormirci per poi sparire all’alba).

Anche all’interno di Piccola Petra c’è una scalinata di diversi gradini che porta ad un punto panoramico con tanto di posto di ristoro.

Il sito è bello, veramente un gioiello, ma dopo aver visto Petra…  un consiglio, prima vedete Piccola Petra e poi Petra!
Lasciamo il sito e passiamo di nuovo per il villaggio beduino di Wudi Musa per poi salire in alto sulle montagne (bello il panorama su tutta la terra Nabatea) per poi puntare sul deserto del Wudi Rum.

 

 

 

 
 
 

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